Siamo qui ormai soli sui pontili dello yacht club di Genova,io e Castelpesca, che preparo per partire in Francia.
A mente fredda rifletto sulla regata appena conclusa.
E'stata una navigazione psicologicamente dura a causa dellaquasi totale assenza di vento e di un'imperdonabile sceltaestrema, come giustamente è stata definita, subito dopo lapartenza.
Quest'ultima è stata influenzata probabilmente dadue fattori: le nuove barche presenti, delle vere e proprieastronavi di ultima generazione, dopo il via pareva chevolassero, e dalla mancanza a bordo di un drifter in testaleggero, adatto alla prima bolina già con pochissimovento.
Il momento più duro è stato ingoiare il rospo e saperedi dover continuare per diversi giorni nelle retroguardiecon l'obiettivo di portare a casa le preziose 530 migliavalide per la qualificazione alla Minitransat.
Spesso éproprio dalle situazioni difficoltose che si traggono gliinsegnamenti più preziosi, e per consolarmi, sfodero ilmassimo dell'ottimismo dicendo che non tutti i malivengono per nuocere e che al di là della condotta e dellestrategie più o meno vincenti, il mare ci ricorda, se maice lo fossimo scordati che l'ultima parola è sempre lasua.
Qualche ora dopo la partenza, con rotta larga, la scelta sidimostra subito sbagliata e ci ritroviamo impantanati mentreil resto della flotta beneficia delle termiche a terra.Avanziamo per ore e ore a fatica tra le ariette, e arrivati finalmente sotto le Porquerolles siamo costretti a rimontare bordeggiando le isole con un bel vento da nord che va viavia aumentando mentre incrociamo la testa della flotta che già scende in poppa con i gennaker a riva.
Appena passato il cancello Porquerolles possiamo finalmentedare gennaker, è stato l'unico momento di gloria di tutta la regata: planando alla media di 12 nodi con punte a14, recuperiamo parecchie posizioni sia di giorno chedurante la notte e arriviamo nel pomeriggio dell'indomani nei pressi della Giraglia in nona posizione...
Rimaniamo imprigionati in una bolla di bonaccia dalla quale non possiamo far altro che guardare impotenti i nostri avversari passarci lentamente davanti.
Alle 4 del mattino un colpo divento improvviso di 25 nodi ci fa doppiare bordeggiando rigorosamente di bolina l'isola della Giraglia; da questo momento la nostra regata è come se fosse finita: il bilancio è 7 giorni di navigazione ad una media sotto i tre nodi, 61 ore di bonaccia totale, 21 ore per girare l'isola del Giglio e per un finale degno, arriviamo all'alba a poche miglia da Genova ma riusciamo a tagliare il traguardo soltanto a mezzanotte ad una velocità abbondantemente sotto il nodo.
Una prova di resistenza e di autocontrollo che abbiamo portato a termine serenamente.
"Serve a temprare ilcarattere" ha detto Pasquale,e lui di resistenza in mare se ne intende, il suo giro delmondo senza scalo durò ben cinque mesi.
Abbiamo avuto se non altro in questi giorni tutto il tempo per parlare di oceani di passioni e di progetti futuri. Quindi ancora una volta una bella avventura
Gaetano