Gli ultimi giorni prima della partenza sono stati come al solito impegnativi e, tanto per non smentirmi, ho lavorato sempre di corsa.
Ho trasferito la barca da Douarnenez a Les Sables con largo anticipo per avere tutto il tempo di affrontare gli ultimi lavori con calma, ma non è andata così. Ho deciso di installare un nuovo pilota NKE, ma Charles (il tecnico) è potuto venire solamente gli ultimi giorni, ed ha fatto le acrobazie per cercare di risolvere i problemi che via via si presentavano. Al rientro dal prologo, quando mancano ormai poco meno di due giorni alla partenza, ci accorgiamo che l'asse del timone (già riparato più volte durante la stagione) slitta sul settore con un lasco di diversi gradi e il pilota impazzisce non riconoscendo l'indicatore di barra.
Smonto tutto il sistema e corro a cercare un cantiere che sia disponibile a risolvermi il problema a tamburo battente. Grazie alla super disponibilità del capo cantiere, risolviamo anche se non in modo definitivo; prima di buio ho già rimontato il tutto e si può procedere con il pilota.
Il giorno prima della partenza Charles arriva a bordo con cerata e stivali per uscire a fare delle prove in mare, ma piove e non c'è un filo di vento, così dovrò partire senza mai aver provato il nuovo pilota. Io non credo tanto nella sfiga, sono piuttosto convinto che presto e bene non vadano d'accordo, ho voluto affrontare una stagione impegnativa con la barca che ha subito tante modifiche, poco testate o meglio, testate in regata e non in allenamento con le giuste conseguenze che ne derivano.
Il mio obiettivo di questa lunga oceanica era quello di portarla a termine senza ambizioni di classifica, fare esperienza e testare ancora la barca per la prossima Transat, tanto più, davanti ad uno schieramento di nuovissimi proto e skipper ben collaudati.
Certo, arriva un momento in cui ti senti addosso la stanchezza di mesi di lavori, trasferimenti, regate, cambi continui di logistica e tutto il resto, ma alla vigilia della partenza mi sento particolarmente sereno, in forma e pronto ad attaccare sino alla fine.
Non so quante volte avrò visto e rivisto i miei video dei vari Vendèe Globe con le immagini emozionanti del lunghissimo canale di uscita del porto di les Sables D'Olone... La mattina della partenza i pontili sono pieni di gente, giornalisti, fotografi, fidanzate, preparatori, familiari... e, malgrado la mia tranquillità, quando arriva il mio turno di rimorchio sento un po' quella sensazione che sentivo a scuola quando la prof. faceva il tuo nome per convocarti all'interrogazione... Saluto tutti, abbraccio Gatto e via...
L'uscita dal porto è veramente emozionante, ci sono centinaia di persone da ambo i lati che salutano e chiamano.Io con la barra in mano, un pochino frastornato, ricambio i saluti girandomi di qua e di là... ringrazio gli occhiali da sole perchè credo di non essere riuscito a trattenere qualche lacrima.
La poesia dura poco, appena fuori dal porto mi accorgo che il pilota è impazzito, manca un'ora alla via, chiamo via radio il comitato chiedo di rintracciare Charles perchè mi raggiunga con un gommone. Incredibile ma vero, nel giro di venti minuti arriva, salta a bordo (la bussola del pilota era montata al contrario), facciamo due prove... Nikel!!
Ci salutiamo e via... Parto benone lungo un piccolo percorso costiero per il pubblico e poi rotta verso il largo. La prima notte di bolina leggera il pilota ricomincia a fare i capricci, ma capisco subito da come si muove che la colpa non è la sua. Sistemo alla meglio un elastico sulla barra, mi infilo nel tunnel con la frontale e scopro ciò che più temevo: la riparazione ha ceduto di nuovo... impossibile continuare per 1200 miglia senza pilota. Risalgo in coperta sconfortato e penso e ripenso ad una soluzione ,l'idea di abbandonare non mi sfiora nemmeno, mi viene perfino in mente la follia di continuare senza pilota. Mi rituffo nel loculo già sudato marcio, tolgo la zattera e smonto tutto il sistema.
Svito il bullone che non è ancora rotto, lo sostituisco con uno più grosso, poi stringo il grosso dado a morte perchè deformi la vite e la tenga incastrata, rimonto il tutto che sembra funzionare alla perfezione, ma a questo punto devo rinizializzare il pilota ancora mezz'ora e tutto funziona a meraviglia.Sono stanco ma felice e fiducioso. Avevo deciso da subito di non allontanarmi troppo dall'ortodromica, ma stando troppo sotto, all'alba mi ritrovo assieme ad altri mini in bonaccia completa.
La giornata caldissima passa tra miraggi di refoli e svariati cambi di vele. Ho paura di rimanere incastrato in questa bolla e, approfittando della brezza notturna, mi metto a lavoro con i decimali del barometro per cercare di salire in latitudine. Finalmente arriva un pò d'aria, naturalmente sempre di bolina. Ecco il passaggio del fronte previsto, piove a dirotto, il vento è sui 25 nodi e rimonto tra i groppi carichi di acqua poi, come da manuale, il vento gira a ovest sud-ovest e rinforza. Arriva la notte con 30 nodi e ancora groppi, le perturbazioni al contrario di quanto era previsto si susseguono senza tregua.
Ci sono grossi pescherecci dovunque e il merveille (ricevititore di segnali radar) suona di continuo. Sono bagnato fradicio ormai da un po' e così resterò sino alla fine. L'unico vantaggio della bolina è che si riesce a dormire di più e riesco spesso a riposare bene.
La notte successiva ho due mani alla randa, punto la frontale per illuminarla e vedo che la penna si è afflosciata.Penso di aver rotto la stecca alta, ne ho una di rispetto - all'alba ammaino e la sostituisco - penso, ma col giorno c'è una nuova sorpresa cha mi gela il sangue... il primo carrello non è sulla ralinga e la rotaia è staccata dall'albero dalla seconda mano in su. Non posso mollare... quando il mare sarà più calmo monterò su per tentare una riparazione. Ma non sarà così... penso di fare rotta per la Coruna in Spagna, riparare e ripartire ,ma il vento è molto forte e di bolina a bordi...
Nel tentare di ricaricare le batterie nella barca completamente bagnata, prendo una scarica di corrente a 220 dalla barca stessa. Tutto l'impianto è in corto, la mia regata è finita... Schiaccio il primo pulsante della balise (ho un problema ma non voglio assistenza), e faccio rotta per Les Sables.
Mi ci vorranno 3 giorni per arrivare con un colpo di vento (per fortuna in poppa!) sino a 45 nodi e mai sotto i trenta per tutto un giorno e una notte in pieno golfo di Biscaglia. L'onda spesso è pericolosa con tre mani e tormentina faccio anche 15 nodi, bisogna timonare e tenere gli occhi aperti. Devo essere pazzo,la canala è ormai staccata in diversi punti, sono solo soletto nella notte nera di Biscaglia, eppure riesco a provare uno strano piacere nella preoccupazione... in queste discesone dalle onde... incomincio ad abituarmi e mentre studio tutti i lavori che farò sulla barca, me le godo tutte sino all'imboccatura del porto.
Arriva il gommone a prendermi sopra c'è Giancarlo Pedote... "E tu cosa cazzo ci fai qui?" e lui mi fà: "IO? ..Siamo in 22 ad aspettarti"È stata una regata dura e ancora più duro dover gettare la spugna, ma nello stesso tempo, una bellissima avventura densa di insegnamenti per il futuro oceanico.
Gaetano Mura
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