Certo, ognuno si trova nella stessa barca. Alcuni, come l'italiano Andrea Caracci, con il trapano in mano, che "rappezza" pezzi rimossi da un onda anomala. Altri si dedicano alle loro vele. Ultimo check ancora e ancora, verificare se le punte sono in ordine, se le drizze non rimangono bloccate. Per coloro che sono già sicuri dell'affidabilità del loro "strumento", è tempo di guardare le carte meteo.
Studiano i dettagli del loro percorso che passerà attraverso le Isole Canarie, Capo Verde, l'Ecuatore e il terribile Pot Noir, imprevedibile come il mercato azionario di pochi mesi fa. E anche se sanno che i dati del giorno saranno ancora verificati e controllati da qui a Sabato, sono seduti nei loro abitacoli con le carte nautiche sulle loro ginocchia, curiosi dei consigli di Jean-Yves Bernot.
"Like A Baby"
Il pozzetto sarà la loro casa per tre o più settimane. Uno spazio veramente ristretto all'estremo. 4m2 quand'è vuoto. Ma quando si mettono i 140 litri di acqua necessari, oltre a 35 litri di vari altri liquidi (olio d'oliva e altri), il cibo, le vele di ricambio, l'abbigliamento (ancora) secco, la stufa appesa, il GPS, non ci sono molto più di 2,5 m2 per vivere. Per un uomo di taglia piccola già non è facile spostasi, ma per un "gigante" del tipo dell'australiano Geoffrey Duniam la performance è ancora più incredibile.
Eppure nessuno si lamenta. Tutti dicono che si vive bene, che ci si abitua e ti fanno vedere dove dormono spesso "come un bambino." Il letto è una stretta galleria dove si entra con i piedi prima. Emerge la testa e dà in "salotto". A bordo alcuni usono un telo che si alza con una carrucola. E come stare in un amaca. "Le palme in meno, e con l'aria più confinata". Non è bello essere claustrofobico in questa cabina.
E questo nel caso delle barche di serie. In un prototipo, con la chiglia basculante in mezzo alla "stanza", mangia molto spazio, i skippers, dormono spesso seduti con la testa appoggiata su una specie di cuscino, o anche un indumento in pile. Marine Feuerstein riconosce "Le nostre cabine sono più spartane. Il più fastidioso è che nulla è semplice da prendere. Bisogna sempre muovere qualcosa per andare a prendere ciò che si vuole".
In più, per evitare qualsiasi incidente, tanti dormono con la cintura di sicurezza allacciata. "Non la lascio mai", spiegano in coro Vertes, Burté, La Grange e molti altri. Bisogna essere uno straripante ottimista per trovare questo posto, se non piacevole, almeno vivibile.
In realtà, al di fuori di una cella di prigione, non c'è nulla di peggio. Ciò fa dire a Brice Aqué: "Io chiamo questa la nostra prigione dorata, perché per noi l'unico modo per sfuggire ... è quello di rimanere lì. Ma che cosa fanno in questa "cassa di risonanza" durante questo lungo viaggio, che ora sarà uguale a tre settimane di solitudine?
IPod e MP3
Molti amano ascoltare la musica. IPod o MP3 sono diventati indispensabili per un ambiente sano e la buona salute dello skipper. Feuerstein ama "Grand Corps Malade" perché dice quello che è. Con parole che ricordano quello che si vive facendo la Transat. Dalla disperazione alla gioia, a volte, quando si conclude. Ma porta anche Vivaldi e Bach.
Altri leggono un po 'di tutto. Bertho dice. "Ho letto tre libri nei primi quattro giorni della prima fase. Non so se ne prendero' per la seconda tappa. Mirman invece è un fan dei cruciverba. Ma il più felice è Aqué.
"Navigo di lusso. Ho un iPod con due amplificatori e due altoparlanti esterni. Géraldine la mia fidanzata mi ha preparato dei video della famiglia e degli amici. Non mi sento completamente solo".
Il lusso in questo caso è semplicemente un espressione. Il comune dei mortali direbbe piuttosto: "Bisogna aver ucciso padre e madre per navigare su tali barche. Ma ognuno trova il suo piacere dove vuole ...
Ufficio stampa
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